Serata dolceamara per il Napoli di Antonio Conte. La sfida valida degli ottavi di finale di Coppa Italia contro il Cagliari di Fabio Pisacane si è rivelata più dura del previsto. Se all’atto pratico è valsa la qualificazione ai quarti – sfatando un tabù che è durato la bellezza di quattro stagioni – su quello del campo c’è tanto di cui parlare. Gli azzurri, dopo un primo tempo tutto sommato buono, hanno staccato la spina nella ripresa, subendo il pareggio rossoblù. L’epilogo vincente è poi arrivato ai rigori, dopo ben 20 tiri complessivi. In un mercoledì freddo che sa tanto di pericolo scampato, c’è però una maglia che ha brillato più di tutte sul campo. Su questa divisa color caffè, era stampato il numero 26 ed un cognome che ha fatto tanto parlare nel corso e alla fine del match: Vergara.

Il classe 2003, prodotto del settore giovanile napoletano, è stato uno dei migliori della serata. Conte, in piena emergenza ma con l’esigenza di ruotare la formazione, lo ha schierato nel centrocampo a 2 insieme ad Elmas. Probabilmente, in altre situazioni il tecnico l’avrebbe schierato in un’altra zona di campo. D’altronde, lo ha provato mezz’ala, largo sulla destra e dietro la punta. Tuttavia, Vergara sembra non aver minimamente sofferto la posizione sul rettangolo verde. In particolare, ha guadagnato le attenzioni di tutti mostrando diverse giocate di classe. Dribbling, conduzione della palla, sgasate, oltre ad una buona attenzione in difesa. Per sintetizzare in una parola complessiva: raffinato.

Delizioso è il tocco con il quale ha pescato Lorenzo Lucca per l’1-0 del Napoli. Uno spiovente dal limite dell’area di mancino delicato, calibrato nei minimi dettagli e capace di mettere completamente fuori causa la retroguardia cagliaritana. Un pallone talmente perfetto che il centravanti ex Udinese non deve fare altro che depositare di testa in porta. Assist al debutto da titolare con la maglia azzurra al Maradona, niente male. In pochi hanno avuto questa capacità di incidere fin da subito.

Ma, non è tutto oro quel che luccica. Nella ripresa, il centrocampista è calato di rendimento, finendo per essere sostituito quando Conte ha gettato i titolari nella mischia. Nulla di preoccupante però, ci può stare che alla prima gara da titolare il rendimento non sia costante per tutti i 90 minuti. Specie quando ci si ritrova a giocare perlopiù scampoli di partita. Da segnalare anche qualche errore di troppo nel tentativo di pescare l’imbucata. Questi però sono dei segnali positivi e mostrano una particolarità di Vergara: la personalità. Il numero 26 è assai sfrontato. Non ha paura di tentare la giocata, trovare soluzioni e cercare i compagni. Capiterà di sbagliare, ma quella mentalità, spesso demonizzata da un calcio italiano eccessivamente utilitaristico e schiavo del risultato finale, è la stessa che porta a creare giocate come quella dell’1-0.

Insomma, la serata di Coppa Italia ha restituito un’importante indicazione a Conte: Antonio Vergara c’è. Non gli mancano classe, vivacità e capacità di poter giocare in più posizioni. Forse, può trovare una sua zolla proprio in questo nuovo 3-4-2-1, schierato nel corridoio di destra tra i due trequartisti. Lì, dove può coniugare sia le sue capacità tecniche, sia la sua esplosività. Ma, come ha dimostrato, può dir la sua anche se schierato qualche metro più indietro. In una squadra falcidiata dagli infortuni e affamata di nuove soluzioni (soprattutto in mediana), magari il jolly può essere trovato proprio in casa. E chissà che questo non sia proprio Antonio Vergara, il ragazzo del vivaio dal calcio raffinato e sfrontato.