Correva il 13 gennaio 2021 quando, per l’ultima volta, il Napoli oltrepassò la soglia degli ottavi di finale di Coppa Italia. Allora, l’avversaria fu l’Empoli di Alessio Dionisi, proveniente dalla Serie B. In quell’occssione i partenopei andarono incontro ad una partita complicata, risolta poi da Petagna. Per molti, fu la classica gara trappola, di quelle che si immaginano come semplici ma che seguono uno sviluppo imprevisto e ti costringono a mettere sul tavolo forze che avresti voluto risparmiare. A quell’annata, il cui percorso terminò in semifinale, seguiranno altre in cui gli azzurri finiranno per essere sempre eliminati agli ottavi. Questo, in una competizione che per anni ha rappresentato un giardino di casa.

Ma, la Coppa Italia non è stata solo questo, anzi. Si tratta anche del primo successo nell’era De Laurentiis. Era il 20 maggio 2012 quando il Napoli, allora allenato da Walter Mazzarri, sconfisse la Juventus con il risultato di 2-0 in una cornice commovente. Quella notte, l’Olimpico sembrava il San Paolo. I tifosi si riversarono in massa a Roma per supportare la squadra contro quella che è individuata come la rivale di sempre, reduce da ben zero sconfitte stagionali. Le scene che ne seguirono finirono per scolpirsi nell’immaginario collettivo dei napoletani. Una festa incessante, quella di chi in una sera ha messo da parte gli anni tenebrosi del fallimento, della Serie C. La cornice più bella per salutare Ezequiel Lavezzi, il supereroe che aiutò il Napoli appena salito dalla B a fronteggiare le migliori squadre italiane e non solo. Qualcuno, avrebbe detto che era già tutto previsto.

A questo trionfo leggendario, ne sono seguiti altri 2, seppur in contesti diversi. Il secondo, arriva il 3 maggio 2014 e vide gli azzurri allenati da Rafa Benitez sconfiggere la Fiorentina grazie ad una doppietta di Insigne e ad un gol nel finale di Mertens. Una vittoria segnata da una serie di scontri prima della gara che inorridirono l’Italia tutta, e portarono alla morte del giovane tifoso Ciro Esposito per mano dell’ultrà romanista Daniele De Santis. Non era la giusta serata per poter fare festa come due anni prima. O comunque, stare sì in piazza, ma con un velo di tristezza. Questo non è il calcio.

L’ultimo trionfo, arrivò in una cornice ancor più desolante. Era il 17 giugno 2020, e l’Italia era in ginocchio a causa della pandemia di Covid-19. La finale, che vide gli azzurri di Gattuso sfidare la Juventus, si giocò in un Olimpico deserto, nel quale si potevano tranquillamente udire le voci dei principali protagonisti. Il successo, arrivò dopo 90 minuti ai calci di rigore, e segnò l’unica gioia in una stagione assai difficile. Ne seguì una festa parecchio animata, la prima grande soddisfazione per i napoletani dopo mesi durissimi. Questa fu la sesta e ultima volta in cui i partenopei riusciranno a conquistare il trofeo.

Da quel Napoli-Empoli, sono seguite solamente delusioni. La prima, risalente alla stagione 2021/22, avvenne contro l’arrembante Fiorentina di Italiano. Terminò addirittura con il risultato di 2-5 ai supplementari ed i partenopei in 9. Un risultato spiacevole, ma che cadde in un periodo complicato e con la squadra sommersa da infortuni, per giunta contro una formazione in grande forma. Nel 2022/23, l’eliminazione rappresentò un vero e proprio shock tra gli addetti ai lavori. Gli uomini di Luciano Spalletti, reduci dal superlativo 5-1 ai danni della Juventus che spianò la strada al terzo scudetto, vennero eliminati dalla Cremonese ai rigori. Un risultato clamoroso, se si pensa che i grigiorossi cambiarono allenatore pochi giorni prima. L’incontro, che sembrava instradato verso un tranquillo 2-1, venne rimesso in discussione nel finale da un gol di Felix Afena-Gyan. Gli ospiti, riusciranno poi a trascinare la sfida ai tiri dal dischetto, dove furono infallibili.

Surreale fu l’eliminazione nella stagione 2023/24. La squadra, allora allenata da Mazzarri, venne eliminata dal Frosinone. A far rumore, ancor più dell’uscita prematura è il risultato: 0-4. Una partita assurda, in cui i partenopei faticarono dall’inizio, per poi crollare al vantaggio dei gialloblù. Al gol di Barrenechea, gli azzurri si sciolsero come neve al sole, mollando di fatto l’incontro. Gli ospiti trovarono innumerevoli praterie, finendo per dare una lezione di calcio ad una squadra spaesata. Uno dei tanti tasselli dimenticabili di una stagione che fu disastrosa. L’ultima disfatta, avvenuta nella stagione 2024/25, segue un trend diverso. Gli azzurri, partiti dai trentaduesimi della competizione, hanno fronteggiato agli ottavi la Lazio di Marco Baroni. Ne seguì una gara parecchio sottotono, dove le seconde linee partenopee vennero travolte con il risultato di 3-1.

Stasera, al Maradona, c’è l’occasione per ribaltare questo triste trend. Gli uomini di Conte sfideranno il Cagliari di Fabio Pisacane. Una formazione che, seppur a tratti alterni, ha dato filo da torcere a molte avversarie. Tra queste uscite, figura proprio la partita di campionato dello scorso agosto. Una partita complicata, dove gli ospiti riuscirono a bloccare ogni sortita degli azzurri per oltre 90 minuti. Servirà un gol di Anguissa all’ultimo istante per sbrigliare la matassa in una gara che sembrava destinata allo 0-0. Questa opportunità sarà utile sia per testare le seconde linee, sia per superare un tabù che certamente non fa festeggiare.

C’è da osservare un Lorenzo Lucca a caccia di riscatto, ma anche Giuseppe Ambrosino e Antonio Vergara, vogliosi di farsi notare. Non ci sarà Marianucci, squalificato nella scorsa Coppa Italia quando indossava la maglia dell’Empoli. Ci sarà probabilmente Pasquale Mazzocchi, al suo debutto stagionale dal primo minuto. Insomma, una gara per poter trovare nuove forze in una situazione che ha visto un cambio modulo e che osserva numerosi infortuni. Tenendo però a mente che la Coppa Italia è tutt’altro da sottovalutare. Magari, dando uno sguardo proprio al passato, a quando Lavezzi salutò commosso il pubblico napoletano oppure a quell’Hamsik con la cresta tinta d’azzurro. Ricordi che fanno sicuramente sorridere, ma che non vanno sepolti negli scaffali della memoria.