È una Napoli insolita quella in cui è andato in scena il match di Champions League tra gli azzurri e il Qarabag: una città colpita da una forte pioggia, a tratti spettrale, decisamente poco turistica. Ma, c’era una chiamata al dovere di enorme rilevanza: la vittoria. Sì, perché dopo il tracollo di Eindhoven e il pareggio interno contro l’Eintracht, era necessario vincere. Sia per rimettersi in carreggiata in Champions, sia per dare conferma del 3-1 inflitto all’Atalanta. E da questo 2-0 finale, Conte riceve sia dei buoni segnali, sia il messaggio che il lavoro dev’essere ancora ultimato.
Il compito non era così scontato come può venir da pensare distrattamente. Il Qarabag è tutt’altro che una formazione leggera. Nel corso di questa League Phase, gli azeri hanno totalizzato ben 7 punti, sconfiggendo il Benfica e tenendo testa al Chelsea. Non è un caso che siano proprio gli ospiti a risultare più pimpanti e vogliosi di ottenere l’ennesima impresa nei primi minuti di gioco. Ciò che di più bello si può ammirare in quest’avvio di gara è la sciarpata dei tifosi al decimo minuto di gioco. Sì, perché il 25 novembre cade l’anniversario della morte di Diego Armando Maradona. Da quando 5 anni fa il Pibe de Oro si spense, questo giorno si è caricato di significato, trasformandosi in una vera e propria data di memoria. Uno degli esempi più limpidi del mix tra sacro e profano.
Nel frattempo, gli azzurri hanno recepito la missione: vincere. A poco a poco, gli uomini di Conte hanno deciso di imporre il proprio peso specifico agli avversari. Nonostante il loro enorme impegno, la differenza tecnica è evidente, e finirà per diventare determinante nel corso dei minuti. A far cadere il primo lampo sul Maradona è David Neres. Il brasiliano si è confermato a pieni voti: estro, dribbling, corsa. Nel corridoio intermedio è davvero difficile stargli dietro. Poi, quando può disporre di un compagno di squadra come Noa Lang diventa tutto ancor più facile. L’olandese – anche lui in gran spolvero – trova un magnifico cross sul quale l’ex Benfica si avventa in rovesciata.
Sembra tutto apparecchiato: gol in acrobazia di quelli che fanno venire giù lo stadio, proprio nel giorno in cui viene ricordato Diego. Salirà invece sul palcoscena uno dei grandi protagonisti della serata: Mateusz Kochalski. Il portiere polacco, con un grande intervento, strozza l’esultanza dei tifosi partenopei.
Da qui alla fine del primo tempo il Napoli avrà a disposizione solo un’altra occasione. Stavolta è Di Lorenzo a presentarsi davanti al portiere, ma al momento del tiro scivola. Che sia stato per la pioggia o per le condizioni del tempo non è dovuto saperlo. Ripensando alle due precedenti gare, inizia a balenare l’idea dell’ennesima partita stregata. Però, osservando la prestazione arriva tutt’altro messaggio: la difesa regge bene, Lobotka dirige con qualità, Di Lorenzo e Olivera dominano sulle corsie laterali e infine Neres e Lang creano scompiglio in attacco. La ripresa conferma il trend visto nel finale del primo tempo, con gli azzurri sempre più dominanti e gli azeri incapaci di reggere i ritmi. L’epilogo del match sembra arrivare quando l’arbitro Marciniak fischia un calcio di rigore al minuto 55. Sul dischetto va uno dei due calciatori non nominati: Rasmus Hojlund.
Il danese, a differenza dei compagni di squadra, è apparso più in difficoltà. I due centrali avversari Medina e Mustafazada gli hanno reso la vita molto complicata. Nell’insolita serata partenopea, non è riuscito a replicare la buona prestazione di qualche giorno prima contro l’Atalanta. Da parte sua, non è mai mancata la volontà di far bene, la sua tipica generosità ed esuberanza. Questa, non gli è però bastata per trovare la giocata vincente. Ma intanto, c’è un rigore per cambiare la sua partita e portare finalmente a casa la vittoria per il Napoli. Insomma, quest’incontro va pur sempre sbloccato, vorrai mica perdere altri punti?
Il suo tiro dal dischetto viene però respinto da Kochalski. Seguirà per lui un colpo di testa finito a lato. Uscirà più tardi chiedendo scusa ai tifosi per l’errore dagli 11 metri. In risposta, gli è arrivato un applauso. C’è tempo per rifarsi, non è da questi particolari che si giudica un giocatore.
In tutto ciò, manca un nome: Scott McTominay. Nel 3-4-2-1 di Conte, lo scozzese è chiamato a giocare al fianco di Lobotka. Non ha solo il compito di inserirsi, ma anche di fare legna e partecipare maggiormente alla direzione della manovra. Per lui che al Napoli è sempre stato abituato ad essere risolutore in fase offensiva, non è semplicissimo gestire queste situazioni. Non è un caso che in avvio appaia in affanno. Poi, ecco che viene fuori il fuoriclasse. Col passare dei minuti, la sua prova cresce a dismisura, tanto da risultare letteralmente immarcabile. È la sua legge, quella imposta fin dal primo momento in cui si è presentato in maglia azzurra.
Non è nemmeno un caso che, sugli sviluppi di un corner, sia proprio lui a sfruttare un erroraccio di Mustafazada e a spingere in porta il pallone del vantaggio. Seguiranno poi alcuni interventi miracolosi del solito Kochalski, una traversa di Neres ed un’altra girata sempre dello scozzese, deviata in porta da Jankovic: 2-0.
Nei minuti finali il Napoli si limita a gestire, magari risparmiando alcune energie in vista della partita di campionato contro la Roma. Non arriva quel 3-0 che forse avrebbe fatto ancor più comodo vista la natura della nuova Champions. Sta qui l’appunto che Conte deve tenere bene a mente: la padronanza. Gli azzurri ci sono e riescono anche a produrre un buon calcio, ma devono ancora ritornare ad essere padroni del campo, ottenere appieno i propri scopi. Ci sarà sicuramente tempo perché ciò possa cambiare. Nota lieta, negli istanti finali c’è spazio anche per Antonio Vergara, alla sua seconda presenza stagionale. L’augurio per lui è che non arrivino solo scampoli di partita, ma delle vere e proprie opportunità.
Della serata, resta il ricordo di Maradona e di un Napoli che sembra star trovando la retta via. Serviranno ulteriori conferme, e non è sbagliato mettere in preventivo alcuni errori. Le assenze sono pesanti e c’è poca possibilità di scelta. Intanto, nelle difficoltà, Conte pare aver trovato una nuova soluzione, che sia questa temporanea o definitiva. L’ennesima della sua gestione, in cui tra problemi tattici, cessioni e infortuni si è ritrovato più volte a ridisegnare l’11 titolare. Chissà, dopo gli scossoni delle ultime settimane, magari l’aria si è davvero cambiata.

