La SSC Napoli si gioca veramente tanto
Diciamolo chiaramente: un inizio di stagione così deludente del Napoli persino i tanti avversari non se lo aspettavano. Pian piano hanno preso coraggio e adesso l’Inter è nuovamente l’unica vera favorita, mentre Roma e Milan ambiscono a lottare per il titolo fino alla fine. Poi c’è la Juventus del nuovo corso (per ora “a termine”) di Spalletti che, anche in attesa del mercato di gennaio, sogna di rientrare nella lotta al vertice.
Conte e gli azzurri finora sono venuti meno, non tanto nella classifica – solo due punti di ritardo rispetto alle capoliste – quanto nel gioco e nella solidità del gruppo.
Cassandre varie, in servizio effettivo e permanente, già vaticinano un fallimento del progetto Conte, con circa 300 milioni spesi nell’ultimo biennio.
La società, e con essa i suoi numerosi e appassionati tifosi, non può nemmeno prendere in considerazione questa ipotesi. I soldi della Champions devono essere la normalità per i prossimi anni e quanto sborsato nell’ultima sessione di mercato non può essere consuetudine per l’ormai unica società di vertice non legata ad imponenti fondi stranieri.
Gli sforzi economici profusi per rinforzare la rosa devono cominciare a dare frutti: giocatori strapagati, ma comunque di buon valore per la Serie A, come Lucca, Beukema e Lang – solo per citare le principali delusioni – devono iniziare a fare bene sul campo, non solo sulla carta.
Conte è l’unico che può cambiare la rotta
Sta rientrando l’allenatore, dopo giorni trascorsi in famiglia, e a lui spetta il compito di raddrizzare la barca.
Dal presidente sono arrivate parole di stima e di continuità: è evidente però che nella pausa si siano fatte anche valutazioni “traumatiche”. La società, tuttavia, non può cambiare guida tecnica, a meno di ulteriori e clamorosi segnali negativi.
Il tecnico british-pugliese ha fatto della solidità del gruppo il suo marchio di fabbrica: entrare nella testa dei giocatori, trascinarli, portarli oltre i loro limiti.
Per questo, non si può ascoltare che i veterani siano scontenti della mancanza di dialogo, delle rotazioni inesistenti o del lavoro atletico troppo pesante; e non depone certo a favore del tecnico la malcelata insoddisfazione di tanti finora tenuti ai margini.
Il mister non è tipo da percorsi lunghi: un terzo anno sulla panchina del Napoli adesso sembra lontanissimo.
Ma proprio per questo Conte ha l’obbligo di ripartire, di affrontare e risolvere i molti problemi emersi dalle sue scelte. Ha avuto carta bianca, e non può sprecare la fiducia e l’amore incondizionato che gli sono stati concessi.
Lo deve fare per il futuro del club, ma anche per il suo futuro personale: un eventuale fallimento sarebbe innanzitutto il suo, e ciò lo renderebbe molto meno spendibile in vista del prossimo incarico della sua carriera.

