La gara contro il Bologna di oggi pomeriggio è stata un incubo difficile da smaltire.
Ma cosa non ha funzionato in campo?
La risposta, sintetica ma esaustiva, è una sola: nulla.
Il Napoli non segna perché non crea situazioni di pericolo nell’area avversaria.
Il gioco voluto dall’allenatore azzurro è semplice: palla alla punta centrale, gioco smistato e superiorità numerica da costruire grazie al lavoro degli esterni.
L’anno scorso la cosa ha funzionato benissimo, grazie a un gruppo affamato e coeso, con cuore e rabbia in campo, la presenza di Lukaku e la sorpresa McTominay.
Adesso, però, è chiaro che né Lucca né Højlund sono adatti al gioco di sponda spalle alla porta.
La scarsa brillantezza atletica rende inoffensivo il pressing — ormai solo abbozzato e quasi sempre individuale — e “allunga” la squadra, costringendo la difesa all’uno contro uno.
Le note più dolenti arrivano dagli esterni alti: Politano è in debito d’ossigeno e ormai non tenta più la via della rete; Neres combina poco e Lang, oltre ad avere difficoltà di inserimento, non dà l’impressione di poter fare la differenza.
Forse Conte sta chiedendo troppo ad alcuni giocatori, mentre la mancanza di alternative in determinati ruoli — Di Lorenzo, Anguissa, McTominay e Politano, ai quali il tecnico non rinuncia mai — porta a vederli ormai trascinarsi in campo.
Tutto ciò non può che aprire, in largo anticipo, un processo critico alla (folta e onerosa) campagna acquisti.
In questo contesto fanno rumore anche gli errori individuali: oggi Milinković-Savić prende il primo gol sul suo palo e, sul secondo, non accenna nemmeno l’intervento sul colpo di testa di Lucumí, lasciato colpevolmente indisturbato al centro dell’area piccola.

