La storia calcistica insegna che perdere fa sempre male, ma farlo alla vigilia della sosta per le nazionali, o prima delle festività natalizie, è ancora più difficile da accettare e da metabolizzare.
Sia per i tifosi che per gli addetti ai lavori, costretti a rimuginare sulla sconfitta per troppi giorni, impossibilitati a un immediato riscatto.
Da stasera non tira una bella aria nello spogliatoio azzurro.
Il trend da inizio stagione, accentuato terribilmente nell’ultimo mese, indica che il gioco di Conte non sta ottenendo risultati. La squadra è a terra fisicamente, ma soprattutto spenta mentalmente.
Estremizzando – e spero sia un’esagerazione – sembra che la squadra stia rigettando il modo di stare in campo richiesto da Conte, troppo dispendioso e di sacrificio, ripetitivo nei movimenti e negli interpreti.
Fallimentare finora la gestione del gruppo, tra gente spompata, altri trascurati e qualcuno nemmeno considerato.
Sono lampanti i segnali dal campo: facce smarrite, fretta nel liberarsi del pallone, insofferenza all’errore del compagno, solo scoramento e teste basse ad ogni rete subita.
Prima che sia troppo tardi, è il momento di inventarsi qualcosa nell’assetto che non funziona, tenendo conto che il rientro di De Bruyne e il mercato di riparazione sono ancora lontani.
Credo che la squadra oggi abbia mandato un segnale chiaro al proprio allenatore.
Tra i veterani, Di Lorenzo in testa, ci sono personalità e carisma in grado di mettere tutto in discussione?
E lo stesso Conte, che oggi nel post gara per la prima volta ha parlato apertamente di delusione e preoccupazione, sarà disposto a mettere da parte le proprie convinzioni per raddrizzare la nave?

