Sono tanti i motivi per cui, storicamente, la stragrande maggioranza degli scudetti in Italia è stata appannaggio delle tre società a strisce.
Disponibilità economica, storia e, senza dubbio, potere mediatico: un mix che pesa ancora oggi.

Hanno fatto tanto rumore – in televisione, sulla carta stampata, nel giornalismo online e sui social – le proteste dei vertici della società nerazzurra per l’episodio su Di Lorenzo, discutibile ma netto secondo il regolamento.

Ci sarà tempo per elencare tutti gli “orrori” arbitrali e capire chi ne ha maggiormente beneficiato, anche se la storia ci ricorda chiaramente a chi, spesso e volentieri, hanno dato vantaggio le decisioni arbitrali errate.

Intanto dopo le esternazioni interiste si notano già diverse cosucce accadute nelle ultime giornate.

Tutti episodi che in un finale spalla a spalla possono determinare l’esito del torneo.

Il Napoli ha subito un rigore a Lecce, dopo 3 minuti di intensa ricerca della sala VAR per trovare l’immagine giusta.


Ieri, un arbitraggio discutibile — l’ennesimo giovane e inesperto direttore di gara — ha tollerato il gioco falloso e le perdite di tempo del Como, dimenticandosi dei gialli.

Poi, quasi inosservato, non ha ravvisato un rigore per gli azzurri frutto di un clamoroso errore di Ramon, che, su rimessa del proprio portiere, ha toccato la palla con la mano per sistemarla su un altro punto di battuta.

Discutibile anche la gestione del recupero attuata da Zufferli.

Nel primo tempo, 4’ di recupero, congrui rispetto alle perdite di tempo degli ospiti; nella ripresa, stesso recupero nonostante un comportamento continuo di perdite di tempo da parte dei giocatori del Como e ben 10 sostituzioni.

A completare il weekend, l’episodio che ha avvantaggiato l’Inter nella trasferta vittoriosa a Verona.
In un calcio serio e credibile, non può esserci soggettività nell’interpretazione del fallo da ultimo uomo di Bisseck sul veronese Giovane, lanciato a campo aperto verso la porta.