È l’episodio che conta
Le stagioni vivono di episodi: il loro insieme ne rappresenta l’esito finale. Il numero di punti e il piazzamento conclusivo sono le uniche cose davvero indiscutibili.
Contro il Cagliari, nel finale di partita, anche il più ottimista tra noi pensava di aver perso i primi due punti del campionato.
Invece, nei 5 minuti di recupero – e non sarà mai troppo tardi quando si deciderà di rendere effettivo il tempo di gioco, azzerando furbate e perdite di tempo, ampiamente applicate dagli ospiti – il leone azzurro si è svegliato dal torpore e, in pieno stile Conte, ha riversato nell’area del Cagliari la forza e la determinazione di chi non si arrende mai.
Prima Lang, autore di un ottimo spezzone di gara, poi due volte McTominay – curiosamente impreciso e poco lucido – e infine la zampata vincente dell’insostituibile Anguissa, hanno indirizzato la gara verso l’unico risultato positivo.
Piacevole paragone
Enfatizzando, possiamo costruirci la più classica delle sliding doors, con Zambo nuovamente protagonista vincente a tempo scaduto, proprio come 12 mesi fa contro il Parma.
È però opportuno riavvolgere il nastro e capire cosa è successo e quali indicazioni trarne per il futuro.
Cosa ha detto il campo
L’assetto riproposto – e che lo sarà anche nei prossimi impegni – prevede i quattro centrocampisti contemporaneamente in campo.
Volendo sintetizzare con i numeri, in fase di non possesso si tratta di un 4-4-1-1, con De Bruyne a dettare il primo pressing e a stazionare vicino a Lucca.
Opportuna la scelta di Spinazzola al posto di Oliveira – anche se, dopo un inizio promettente, il giudizio complessivo è appena sufficiente – nel tentativo di offendere anche dalla sinistra, seppur con risultati alterni.
A tratti, De Bruyne è parso voler strafare: lo si è visto accanto a Lobotka nella prima impostazione, così come vicino a Lucca come terminale offensivo. In mezzo al campo non ha ancora dato il meglio di sé: diamogli il tempo di capire questo calcio e di trovare la condizione ideale. Serviranno i suoi suggerimenti illuminanti e anche le conclusioni dalla media distanza (arma sconosciuta a quasi tutti gli interpreti in rosa).
La sua posizione fluida costringe talvolta McTominay ad allargarsi o arretrare; nonostante ciò, Scott – pur impreciso – è stato ancora una volta il più pericoloso degli azzurri.
Il belga deve anche abituarsi al metro di giudizio degli arbitri italiani: lui, che viene dalla Premier, dove si danno e si prendono con naturalezza, ora si trova in un contesto dove il fermo immagine acchiappa-like alla ricerca della presunta ingiustizia è ormai pratica diffusa.
Manovra lenta e pochi sbocchi
L’assetto descritto ha prodotto tanto possesso, ma con una circolazione lenta del pallone e pochi spunti di gioco.
Si cerca quasi sempre il lato di Politano, manca l’ampiezza sulle fasce e qualcuno che salti l’uomo per creare superiorità numerica.
Fondamentali saranno Neres (ieri fermo ai box) e Lang. Buono l’esordio dell’olandese, che in pochi minuti ha tirato in porta, servito un assist e, soprattutto, allargato la difesa ospite, creando varchi centrali. Altro aspetto da migliorare è quello dei traversoni in area: contro il Cagliari ne sono stati effettuati a decine, quasi tutti lenti e troppo centrati sul portiere. Contro una difesa fisica come quella isolana si è insistito troppo, facilitandole il compito.
Lucca va lasciato crescere
Nel contesto, non ha brillato il centravanti. La sua prova è stata così così.
Fare il terminale offensivo nel calcio di Conte è un mestiere arduo: discreta la difesa della palla, ma poca presenza in area, nonostante i numerosi palloni scodellati nei sedici metri sardi.
Adesso arriva un altro potenziale titolare (Højlund), il che significherà meno pressione per lui. Ma il ragazzo dovrà crescere e sfruttare meglio le occasioni che gli capiteranno, per dimostrare di essere da Napoli e giustificare il grosso investimento fatto su di lui.
La miglior notizia
Anguissa, a pochi secondi dalla fine, riesce a trasformare in gol il cross rasoterra di Buongiorno (altra buona notizia il suo rientro).
In panchina, Conte esulta come il più fanatico dei tifosi; i giocatori in panchina e lo staff si fondono in un unico gruppo con quelli in campo.
Si evince che la voglia di lottare e di vincere è rimasta inalterata. L’allenatore sta trasmettendo la sua fame (insaziabile, giustamente) a tutto il gruppo.
Un buon viatico per il prosieguo. Dopo la sosta, si farà ancora più sul serio, cominciando con la viola a Firenze e il City a Manchester.