La formazione dell’esordio in Campionato
Ieri sera il Napoli ha iniziato la nuova stagione così come aveva terminato quella passata, giusto tre mesi fa: squadra compatta, determinata e, a tratti, dominante.
La vittoria – ancora più netta del punteggio finale – nell’anticipo contro il Sassuolo, al Mapei Stadium di Reggio Emilia, è maturata nel corso di novanta minuti nei quali gli azzurri non sono mai stati in difficoltà. Il risultato non è mai parso in discussione.
A mercato ancora aperto – vero elemento di disturbo, questo – il Napoli si è presentato in campo con ben 8/11 della squadra vincente nel 2023, quella di Spalletti.
La novità dell’anno scorso è stato Scott McTominay, MVP del torneo; quella attuale è il campione belga Kevin De Bruyne. L’ultimo volto nuovo è Lorenzo Lucca, alter ego di Lukaku, fermo lungamente ai box.
Percorso nel segno della continuità, quindi, ma anche della crescita costante: stavolta si comincia con uno scudetto da difendere, in bella mostra sulle maglie, ma anche con una Champions da esplorare e vivere come non mai.
Mister Conte deve giocoforza sperimentare, per trovare strade alternative al passo coi tempi e le principali squadre europee e per non concedere riferimenti statici e ripetitivi agli avversari. Apprezza la definizione di “sarto“, impegnato ad assemblare le singole “stoffe“, in modo che il risultato finale sia il più efficace e anche gradevole alla vista.
Quest’anno il modulo – almeno per l’inizio di stagione – sarà un inedito 4-1-4-1, che nasce da un paio di semplici considerazioni: impossibile rinunciare, almeno in partenza, alla stella KDB, fuoriclasse vero; arduo tenere in panchina uno dei tre centrocampisti che hanno contribuito in maniera determinante – come lo stesso Conte non perde occasione di sottolineare – alla conquista del titolo.
Il Napoli sarebbe autolesionista se pensasse di fare a meno della geometria e del pressing di Lobotka, del contrasto e dei ribaltamenti di fronte di Anguissa, della fase offensiva di McTominay, a suo agio sia come mezzala che come attaccante esterno o vero centravanti d’area di rigore.
Ecco quindi la formazione che prevede, a scapito di un esterno alto, la presenza contemporanea del già battezzato “Fab Four”, la batteria dei quattro centrocampisti in campo fin dal primo minuto.
Si è vista una squadra corta, votata al possesso e al pressing per il recupero immediato della palla.
Certo, non tutti gli avversari saranno del livello medio-basso del Sassuolo (che comunque, con un tridente composto da Berardi, Pinamonti e Laurentié, può ambire a una stagione tranquilla); siamo appena agli inizi, però, e sappiamo per esperienza già vissuta che il lavoro continuo e maniacale di Antonio Conte rilascia buoni frutti gradualmente nel corso della stagione.
Ampi margini di crescita, quindi. Inutile esaltare troppo gli aspetti positivi, giusto invece rimarcare le – poche – ombre che si sono evidenziate ieri sera.
Cosa si è visto nella prima partita
Il gioco si sviluppa quasi esclusivamente sulla fascia destra, quella della rinomata catena formata da Di Lorenzo e Politano. Dall’altro lato, poca manovra: la corsia risulta a tratti scoperta quando Scott si accentra o attacca la porta e resta il solo Oliveira, nella fattispecie di ieri più preoccupato a limitare uno scomodo cliente come Berardi. Su questo punto, l’inserimento e la resa del nuovo acquisto spagnolo Gutiérrez – arruolabile dopo la sosta per le nazionali – rappresentano un’intrigante opportunità.
Il Napoli è dominante sul piano del gioco, ma le occasioni da gol non si sprecano. Ieri, oltre alle reti, giusto altre due chance, anche se clamorose: la traversa di McTominay e il palo sul tiro deviato di Politano.
Due incertezze per Meret nel corso della partita: la prima, a risultato in bilico, quando Pinamonti ha quasi intercettato un suo rinvio ritardato; la seconda su una mancata presa su tiro forte ma non irresistibile dalla media distanza. La titolarità in bilico non deve togliere tranquillità a chi gioca. L’inedito azzardo di scegliere in base all’avversario è una strada da percorrere con cognizione e tanta cautela.
Buongiorno sta completando la convalescenza e, quest’anno, deve dimostrare di essere al top anche sotto il profilo fisico. Ma Beukema – olandese dagli ottimi mezzi, già mostrati con la maglia del Bologna e costato davvero tanto – deve quanto prima macinare minuti ed entrare nelle rotazioni del pacchetto arretrato. Ciò senza togliere nulla all’ordinato e diligente Juan Jesus, anche ieri più che sufficiente, che però – per limiti tecnici, ma anche per questioni anagrafiche – deve restare principalmente uomo spogliatoio e soluzione di sola emergenza.
Al momento non saranno titolari le ali Neres e Lang. Compito di Conte sarà tenerli sulla corda e sfruttarne le caratteristiche nei finali di partita o ogni volta che si renda necessario un cambiamento tattico in corsa. Il giudizio sulla loro stagione dipenderà molto da come sapranno sfruttare le occasioni: il brasiliano dovrà essere più continuo e segnare qualche gol in più; il neo acquisto olandese dovrà imparare in fretta il nostro calcio e riproporre la tecnica e la fantasia mostrate in Eredivisie.