Due Scudetti in tre anni; un primo, un decimo, e poi ancora un primo posto; dalla bocca di Lucifero, ritornare all’Empireo; perché forse, è vero che dopo aver raschiato il fondo non puoi fare altro che risalire, che è la sofferenza che ti porta alla vittoria, che nella strada verso il Paradiso ti sembrerà di stare all’Inferno. “Campioni” oggi suona riduttivo come termine, perché i 25 della rosa, il mister e tutto lo staff, il presidente e chi per esso, sono leggende che hanno compiuto un miracolo. Il “miracolo di maggio”, come quello di San Gennaro, è avvenuto il giorno 23 alle ore 22:48, sotto il cielo di una Napoli già in festa e che in festa resterà per mesi. Il sangue tenuto solido nelle nostre vene dalla tensione che ci ha accompagnato fino all’ultimo minuto, è tornato liquido, questa volta grazie ad un solvente che sa di tricolore.

Ora le strade risuonano di cori e i vicoli si possono riempire delle bandiere tenute ancora nascoste per paura che un sogno potesse trasformarsi in un incubo. Ora non è solo calcio: è identità, è riscatto, è la voce di un popolo che non ha mai smesso di crederci, anche quando nell’unica città dove il sole risplende sempre, il cielo era grigio, ogni domenica, e il silenzio pesava più di ogni sconfitta. Abbiamo avuto il terrore negli occhi, la delusione, la rabbia. Ma li abbiamo trasformati in fame, in grinta, in passione. E adesso possiamo dirlo, tutti insieme, senza timore e pieni di gioia: siamo 4ncora campioni.
Non perché lo dica una classifica, ma perché lo annuncia la storia, scritta sui gradini del Maradona, gridata per le vie del centro, tatuata nella pelle di chi oggi, ieri e sempre ha pianto lacrime vere per questa maglia.

Questo non è solo uno Scudetto. È un segno di rivalsa, è il racconto di chi cade e si rialza, più forte, più unito. È un segno che resterà, come restano solo le cose vere. E domani, e tra dieci anni, e quando i capelli saranno bianchi e le voci più fioche, ricorderemo questi giorni, questi anni, queste Emozioni. Lo racconteremo ai figli, ai nipoti, a chi verrà. Perché noi, davvero, abbiamo assistito ad un miracolo.