Inutile nasconderlo, hanno destato un pizzico di stupore – non troppo, conoscendolo – e tanta preoccupazione tra i tifosi azzurri, le dichiarazioni di mister Conte, sia nell’immediata vigila che nelle interviste a fine match, della gara vinta con tanta sofferenza ieri a Monza.
C’è sempre da migliorare, e mai come in questo caso modalità e tempistiche sarebbe stato giusto rivederle.
Crediamo che ogni discorso che non riguardi strettamente il calcio giocato vada fatto nelle segrete stanze di Castelvolturno, al riparo da occhi ed orecchie indiscrete.
Poi, mai come adesso che siamo insperatamente in corsa per il titolo, andrebbe tassativamente evitata ogni parola che riporta alla prossima stagione, disperdendo energie e attenzioni preziose per il finale di stagione.
Comunque un commento alle parole di Conte va fatto, e risultano discutibili alcune sue dichiarazioni. “Il tifoso napoletano vuole vincere e se non accade diventa cattivo”, viene naturale chiedersi ma i tifosi delle big per le quali ha lavorato pensavano solo al gioco ed al divertimento? Eppure il motto dei colori ai quali – e non è certo un segreto – è più legato recita, non propriamente in sintonia con i valori etici dello sport in generale, “vincere è l’unica cosa che conta”.
Qui a Napoli da sempre ci siamo appassionati a giocatori mediocri che davano l’anima in campo, abbiamo festeggiato salvezze stentate, riempito i campi di C e di B, applaudito il Milan che nel 1988 al S. Paolo venne a conquistare uno scudetto che sembrava già cosa fatta per Diego ed i suoi, idolatrato tutti quelli bravi, anche se non erano riusciti a primeggiare o a vincere quello che avrebbero potuto, come ad esempio: Krol, Lavezzi, Hamsik, Koulibaly, Mertens.
Certo, da qualche tempo il tifoso medio è diventato più esigente e si è ingolosito con le vittore, ha meno pazienta, bisogna ammetterlo; però di sicuro è ancora in grado di apprezzare appieno gli sforzi, l’impegno e la dedizione totale – siano essi della società, che quelli dei giocatori in campo – indipendentemente dal risultato finale.
Antonio Conte non so se è il tecnico più bravo in circolazione, indubbiamente è tra i migliori per storia personale, esperienza, carisma, risultati ottenuti, e non ultimi ingaggio e staff da top indiscusso.
Uno di questo valore non deve anche fare da parafulmine e – alla luce delle proprie capacità – provare ad annullare il gap economico e di blasone che può soffrire, per storia e potere finanziario, la sua squadra nei confronti dei top club storici italiani?
Antonio sa bene che le polemiche non possono che nuocere al nostro interno e alimentare voci di mercato, fastidiose ed insistenti.
Si chiuda, anche solo metaforicamente, a Castelvolturno e si dedichi ancora di più anima e corpo a quel tour de force che a fine a maggio può significare il più bello e inaspettato dei sogni per il popolo azzurro, ma anche un’emozione e un valore sconosciuti pure ad un tecnico navigato e vincente come lo è lui.
Per tutto il resto ci sarà poi tutto il tempo dal 26 maggio (il torneo termina il giorno 25) in avanti.