Tutto bene, tranne gli ultimi 20′
Ieri sera è arrivata una vittoria schiacciante, molto più netta di quanto dica il punteggio, nonostante un ultimo quarto d’ora con testa e gambe già rivolte altrove, cioè a Manchester.
La gara si può dividere in tre tronconi asimmetrici.
Il primo corrisponde all’inizio della partita fino – più o meno – alla metà del primo tempo: gli azzurri annichiliscono la Fiorentina con una partenza imperiosa, fatta di pressing alto, recupero rapido del pallone e azioni ficcanti da entrambe le fasce. I due gol iniziali sono frutto diretto del gioco espresso; nonostante il cambio di modulo e l’uomo in più a centrocampo, Pioli non riesce a contenere lo strapotere del Napoli.
Il secondo spezzone si svolge a cavallo dei due tempi e si conclude intorno al minuto 70, quando Conte effettua i primi cambi: il Napoli mantiene il controllo totale e dà l’impressione di poter affondare a piacimento.
L’ultima parte della gara è invece quella riuscita meno bene: il Napoli si rilassa, la Viola accorcia le distanze e sfiora due volte il gol che avrebbe riacceso una clamorosa speranza di pareggio – del tutto insperato e immeritato.
Le scelte di formazione
In avvio, Conte sceglie Spinazzola basso a sinistra – ottimo nel primo tempo, meno brillante nella ripresa –, Buongiorno finalmente abile e arruolabile, e l’esordiente Beukema a comporre la coppia centrale. A sorpresa, arriva anche l’esordio – più che positivo – del centravanti Højlund, dopo giusto qualche allenamento con la sua nuova squadra.
Non è invece una scelta tecnica quella di Milinkovic-Savic tra i pali, dettata dall’affaticamento muscolare di Meret, nemmeno in panchina.
Ecco, in ottica di miglioramento continuo, andrebbe analizzato il tema dei frequenti guai muscolari a inizio stagione (strascichi della dura preparazione?). Nonostante una rosa ampia, basta poco per andare in difficoltà: Meret fermo ai box, Contini out per un incidente alla mano in allenamento e… Milinkovic-Savic steso a terra per un colpo al volto nei primissimi minuti.
A quel punto sarebbe rimasto solo il giovane Ferrante, che finora ha giocato soltanto in Serie D. In quei frangenti, in attesa di capire le reali condizioni di Vanja la faccia di Conte è tutto un programma.
La prova dei singoli alla prima in azzurro
Ottimo l’esordio del centravanti danese: il ragazzo ricorda il Lukaku dei tempi migliori. Difende il pallone spalle alla porta, fornisce suggerimenti precisi, attacca gli spazi in velocità e con pericolosità. Fallisce un gol nell’azione che porta al rigore, ma pochi minuti dopo serve un assist illuminante a Spinazzola, elude il marcatore e piazza il pallone con freddezza alle spalle di De Gea.
Giocatore vero, già fatto e finito: ottimi mezzi atletici e una maturità non comune per la sua età. Con Conte può recuperare il tempo perso con i Reds e ritagliarsi un ruolo da emergente di valore assoluto.
Bene anche la coppia centrale “B&B”: entrambi soffrono un po’ nel finale contro Kean e Piccoli, ma l’olandese Beukema si dimostra molto più di un semplice rincalzo – veloce nelle letture, propositivo e sicuro nell’impostazione a testa alta.
Gara tutto sommato positiva anche per Milinkovic-Savic: sicuro e spavaldo con i piedi (tocca tanti palloni e, quando serve, calcia lungo con precisione), efficace nelle uscite alte – come quella su Piccoli nel finale. Sporca la prestazione con una mezza papera sul gol di Ranieri, ma si riscatta nel finale con due parate importanti.
L’assetto che va delineandosi
Ormai è chiaro che Conte voglia affidarsi ad inizio gara ai quattro centrocampisti contemporaneamente in campo.
Ieri si è visto un De Bruyne a tutto campo, cecchino sicuro sul rigore (ottima notizia, visti i tanti errori dal dischetto negli ultimi anni), libero di impostare da dietro o farsi trovare in pressing come terminale offensivo.
Molto bene Lobotka, che elude facilmente la prima pressione di Dzeko, e anche McTominay, meno incursore del solito (nonostante una buona occasione da gol), ma efficace in copertura e recupero palla.
Anguissa andrebbe semplicemente clonato. Il suo inizio di stagione è splendido. Il problema, però, si chiama Coppa d’Africa, oltre alla sua consueta generosità che lo porta a bruciare troppe energie e a perdere brillantezza col passare delle settimane.
Elmas – discreto nel suo nuovo esordio in azzurro – non ha le stesse caratteristiche, e in rosa al momento non sembra esserci nessuno in grado di replicare l’impatto del camerunense.
Gli aspetti da migliorare
Il rischio di “uscire” dalla gara troppo presto – come accaduto ieri – è concreto. Può capitare sia per manifesta superiorità che per l’imminenza di un impegno importante, ma va corretto: la Fiorentina, senza nemmeno rendersene conto, si è ritrovata sul 2-3 con dieci minuti a disposizione per buttare palloni in area.
Le sostituzioni, giuste nell’ottica della gestione e delle scelte, hanno però prodotto poco: impietoso il confronto tra i due centravanti. Lucca deve riuscire a tenere almeno uno straccio di pallone nel finale. Il ragazzo non deve abbattersi, ma lavorare ancora di più per capitalizzare meglio la prossima occasione.
Neres – ancora schierato a sinistra, dove ha sempre reso meno rispetto al lato opposto – è sembrato svagato e fuori forma. Conte dovrà accelerare l’inserimento di Lang, altra pedina fondamentale in chiave tattica.