Napoli-Arezzo non passerà certamente alla storia come una delle amichevoli più indimenticabili della storia azzurra. Il risultato di 0-2 in favore della squadra di Bucchi fotografa una rosa che ha pesanti carichi sulle gambe e un’intera preparazione da portare a compimento. D’altronde, con solamente 5 giorni di allenamento non si possono pretendere miracoli. Non è però il momento di parlare di una compagine in crisi o in ritardo rispetto ai tempi. È assolutamente normale che, in questo momento del ritiro, la squadra non giri con fluidità, seppur l’avversario sia una formazione di Serie C. Non è il caso di concentrarsi su un risultato che lascia il tempo che trova, ma su indicazioni tecniche e tattiche mostrate dagli azzurri. 

Tra i nuovi acquisti, Conte ha immediatamente gettato nella mischia De Bruyne, Lucca, Lang e Marianucci. A dare le migliori impressioni, è stato proprio quest’ultimo, apparso abbastanza attento nel suo ruolo di difensore. Anche l’olandese ha avuto modo di farsi ben notare in fase offensiva, offrendo da subito un buon contributo di giocate di qualità, personalità oltre che a prime intese con i nuovi compagni. Il suo match ha però una macchia: uno sciocco fallo che ha causato il rigore dello 0-1. A testimonianza che il calciatore c’è e può far divertire, ma c’è da lavorare sulla fase difensiva. Giudizio sospeso per Lucca che non ha ben figurato, ma che non ha avuto ancora modo di potersi integrare nei meccanismi della squadra. 

Sul belga, c’è invece di cui parlare. Dal punto di vista della prestazione, sarebbe certamente generoso assegnargli una sufficienza. Ma, non è certamente mancata la voglia. Fin da subito, ha cercato di entrare nei meccanismi del gioco, trovare intesa (soprattutto con Lang), rendersi propositivo. Insomma, si sono intravisti dei primi sprazzi del suo gioco. Per la condizione fisica, c’è però ancora da attendere, così come per tutti gli altri d’altronde. Magari, un paio delle sue conclusioni finite alte, se capitassero in un altro momento della stagione, si infilerebbero nella rete. Guai a parlar male così in fretta di un talento del genere, che in ogni caso nel corso della stagione andrà gestito.

Nella ripresa, ha avuto modo di poter debuttare anche Sam Beukema, su cui però si può davvero dire poco, poiché è l’ultimo arrivato. Interessante la prestazione di Hasa, debuttante con il Napoli, che ha giocato da vertice basso. Il giocatore c’è, anche se sarebbe preferibile provarlo non in una zona così nevralgica del campo. Bene anche il rientrante dal prestito Zanoli così come Neres, schierato sulla fascia destra. Sorprendente Antonio Vergara, entrato negli ultimi venti minuti di partita. Il giovane centrocampista, prodotto del settore giovanile, potrebbe anche candidarsi a riempire la casella del sesto centrocampista della rosa azzurra. Sicuramente, non gli mancano le abilità, quelle con cui alla Reggiana in Serie B si è fatto ben notare.

Dal punto di vista del gioco, Conte ha provato due moduli, il 4-3-3 ed il 4-4-2, sulla scia di quanto ha fatto vedere nel corso della scorsa stagione. Nel secondo tempo, ha riproposto il tandem Lukaku-Raspadori, che nel corso della passata stagione ha tolto le castagne dal fuoco in più di un’occasione. A riprova del fatto che, per quanto il tecnico leccese punti fortemente sul 4-3-3, non disdegna l’idea di adattarsi ad alcuni uomini con particolari caratteristiche in rosa, come può essere l’ex Sassuolo. Ne è risultata una partita insoddisfacente dal punto di vista del risultato, ma dove si possono intravedere alcune prime idee su come ci si vuole proporre nel corso dell’annata che sta per iniziare.

Non ci sono i sentori di Girona-Napoli 2-0 della scorsa stagione. Quel risultato, fu frutto non solo dello scontro tra una compagine più avanti con i lavori ed una ancora in fase di rodaggio, ma un vero e proprio capolinea. In quel match, gli uomini di Conte sembravano spaesati e travolti dall’entusiasmo degli spagnoli. Non c’era il gioco, mancava la condizione psicologica. I sentori che qualcosa non andava c’erano. Ed è risultato in un avvio di stagione tutt’altro che semplice. Mancava buona parte della rosa che ha poi fatto le fortune degli azzurri nella trionfale passata stagione. I vari Neres, Lukaku, McTominay e Gilmour arrivarono infatti solo sulla sirena finale del mercato, di fatto non lasciando tempo a Conte di poter lavorare da subito con loro. 

Una situazione totalmente opposta a quella di questa pre-season. In quest’occasione, probabilmente tenendo a mente la lezione arrivata dalla scorsa stagione, la dirigenza si è mossa con largo anticipo. Tornando indietro di un anno, gli azzurri a quest’ora avevano chiuso solamente per l’approdo di Rafa Marin, Leonardo Spinazzola da svincolato e per il botto di mercato Alessandro Buongiorno. C’erano sì delle idee, ma tutte limitate dall’attesa per la cessione di Victor Osimhen, che avrebbe dovuto portare nelle casse partenopee i soldi necessari a proseguire il mercato. Situazione che non vale la pena ripercorrere, ma gestita talmente male da costringere i partenopei a ragionare diversamente sul mercato. Una follia se si pensa al modo di lavorare di una società che ha fatto del suo marchio di fabbrica acquisti mirati e studiati nel minimo dettaglio, ma che all’atto pratico si è dimostrata azzeccata. 

A mente fredda, si possono intravedere anche le controindicazioni di tale strategia. Se è vero che sono arrivati i calciatori richiesti da Conte, è anche vero che questi non hanno potuto lavorare da subito, come vorrebbe il tecnico. Motivo per cui, tolto un robot come McTominay, gli altri hanno avuto bisogno di tempo per integrarsi. Quel Neres partito a razzo ha dovuto adattare il proprio gioco alla Serie A, Lukaku ha dovuto ritrovare la miglior forma e inserirsi nel sistema, infine Gilmour ha trovato più spazio perlopiù nel girone di ritorno. Soprattutto, non si è potuto lavorare sull’insieme di squadra. Non è un caso che la miglior versione del 4-3-3 sia nata solamente a dicembre, dopo che per i primi due mesi ci si è arrangiati sì con i numeretti in campo, ma con una squadra poco capace di creare pericoli in fase offensiva.

Oggi, al contrario, gran parte della squadra è già al lavoro dal primo minuto. Mancano ancora alcuni elementi come un terzino, un secondo portiere ed un altro esterno d’attacco. Forse, un ulteriore centrocampista, ma con questo Vergara si potrebbe anche aprire una riflessione. Insomma, farsi condizionare da questo risultato sarebbe un errore. Il Napoli c’è, è al lavoro e alla ricerca della migliore condizione. Intanto, le fondamenta sono state saldate, a differenza dell’anno scorso. Si può sia ripartire da quanto fatto la passata stagione, sia integrare da subito alcune nuove figure che avranno modo di rinforzare il gruppo. Ora, non resta che aspettare che questo dia i suoi frutti. Per le sentenze definitive ci sarà tempo. E anche qualora fossero negative, certamente non si possono intravedere da questo match di luglio.