Che sia per quel “C’è un buco per Alemão”, apripista di una serata leggendaria in quel di Stoccarda, o per quel “Baggio”, divenuto uno dei casi più iconici di collegamento atleta-cronista, è impossibile non ricordare Bruno Pizzul se si ama questo magnifico sport. Si parla dell’uomo che è stato in grado di prender per mano il mondo della cronaca classica dei Carosio e dei Martellini e di darvi un tocco unico ed originale. Questo, è diventato il pane quotidiano per i Piccinini ed i Caressa, oltre che di chi sogna di avvicinarsi al mondo del giornalismo sportivo. La sua voce ha raccontato quel che forse è il periodo più aureo del calcio italiano. Chi ha avuto modo di vivere o riguardare partite di quei tempi, infatti, è impossibile che non abbia memorie di quella voce riconoscibilissima.

Ha però legato il suo immaginario più di ogni altra cosa alla Nazionale italiana, in quei tempi tra le più forti del mondo. Dal 1986 al 2002, non l’ha mai lasciata, raccontandola con professionalità e autorevolezza. Dalle notti magiche a quei rigori maledetti, senza dimenticare un maledetto golden goal ed una Corea che ancora rivive negli incubi di tantissimi. Peccato non aver mai potuto ascoltar la sua voce raccontare la vittoria di un Mondiale o di un Europeo. Un professionista come lui, avrebbe meritato di commentare una vittoria come quella. Il caso, ha voluto che gli ultimi due Mondiali vinti dagli azzurri fossero quello precedente e quello immediatamente successivo al 1986 e al 2002, impedendo che fosse lui la voce narrante. Nessuno però, potrà mai negare il fatto che nel giornalismo italiano ci sia un avanti e un dopo Pizzul.

Chiunque sogni di avvicinarsi a questo mondo deve guardare ai suoi trascorsi e al suo operato, che sono ancora oggi imprescindibili. È importante sì essere carichi di entusiasmo e far arrivare la propria voce allo spettatore. Allo stesso tempo, però, bisogna sempre rimanere composti, nel rispetto di chi questo gioco lo pratica tutti i giorni. Questa è la chiave per far sì che il proprio racconto possa essere credibile: quella successiva è la professionalità. In questa, sarà davvero difficile battere un maestro come Pizzul. Guardarvi, però, dev’essere il primo passo, perché il suo lavoro possa essere d’esempio per chi c’era, per chi è nato dopo ed oggi si sta avvicinando il mestiere, per chi lo farà un domani.